Immaginate due vicini di casa: entrambi possiedono una villetta, ma solo uno dei due decide di realizzare un impianto fotovoltaico. Di conseguenza, in alcuni momenti della giornata, produrrà più energia di quella che è in grado di consumare. Ecco che allora il vicino potrebbe utilizzare quell’energia in più per la propria abitazione e questo comporterebbe vantaggi per entrambi. Sì, perché da una parte il primo vicino riceverà un incentivo per la corrente che produce in eccesso, la quale verrà immessa nella rete di distribuzione elettrica e consumata dal suo vicino. Dall’altra, il secondo trarrà un beneficio economico per tutta l’energia che consuma e che è prodotta dall’impianto del vicino.
Ecco, questo è l’esatto funzionamento delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Si tratta di associazioni tra cittadini, piccole/medie imprese, attività commerciali e pubbliche amministrazioni locali che decidono di unire le proprie forze per produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale. Ciò significa che, ad esempio, una PMI può installare un impianto fotovoltaico sul proprio stabilimento e condividere l’energia prodotta e immessa in rete con i cittadini del Comune che hanno deciso di fare parte della comunità. Allo stesso modo, si possono costituire comunità agricole, di quartiere, di borgo, ecc.
Da dove iniziare per avviare le CER?
Fonte: Ego Energy
Nei Paesi del Nord (in primis Svezia, Norvegia e Danimarca) le Comunità Energetiche Rinnovabili sono già un modello diffuso nella gestione dell’energia. In Italia è stato il Decreto Milleproroghe 162/2019, poi convertito in legge, a promuoverle. In questo modo, il nostro Paese ha recepito la Direttiva europea RED II 2001/2018. Con essa l’UE riconosce valenza giuridica alle associazioni e introduce la figura del produttore/consumatore di energia: il prosumer (ossia il primo dei due vicini dell’esempio).
Ma come si avvia una CER? Per dare il via a una Comunità Energetica Rinnovabile bisogna costituire un soggetto giuridico senza fini di lucro, che nel suo statuto abbia la finalità principale di fornire benefici ambientali, sociali o economici a livello di comunità ai propri azionisti o membri o alle aree locali in cui opera. Gli impianti fotovoltaici previsti possono essere individuali o condivisi e non è obbligatorio disporne per entrare in una CER, partecipando dunque solo come consumatori. Non si può prendere parte a più Comunità Energetiche Rinnovabili contemporaneamente, ma si è liberi di uscire da una di queste in qualunque momento.
Come funzionano le Comunità Energetiche Rinnovabili?
Se l’obiettivo delle nuove normative italiane è favorire la possibilità per le famiglie di attivarsi nell’utilizzo di tecnologie sostenibili e di energie green per creare sistemi virtuosi di autoproduzione, autoconsumo e condivisione dell’energia, vediamo ora come sia possibile farlo. Abbiamo detto che in una CER i prosumer (consumatori attivi, nonché produttori di energia) non cedono l’energia in eccesso alla rete pubblica, ma agli altri soggetti della comunità. Ma in che modo?
Fonte: Il Tuo Consulente Energetico
Innanzitutto, gli utenti devono essere collegati alla stessa cabina elettrica e tra loro tramite una smart grid. Si tratta di un’infrastruttura intelligente, il cui scopo è ottimizzare continuamente la produzione, l’accumulo e il consumo dell’energia creata da ciascun soggetto partecipante. La smart grid è composta da sensori per il monitoraggio dei consumi, da tecnologie in cloud che associano i componenti della comunità a livello digitale e da sistemi basati sulle blockchain (per garantire trasparenza e affidabilità di ogni conteggio).
Infine, ogni membro della CER dovrà installare una energy box. Si tratta di un dispositivo che collega l’immobile e l’impianto alla rete locale, per assicurare in tempo reale la condivisione delle informazioni su produzione, autoconsumo, cessione e prelievo dell’energia elettrica.
Quali sono i vantaggi per i membri di una CER?
Fonte: tirrenopower.com
Secondo lo studio Electricity Market Report del Politecnico di Milano, le energy community italiane entro il 2025 saranno circa 40.000 e coinvolgeranno circa 1,2 milioni di famiglie, 10.000 PMI e 200.000 uffici. Le CER rappresentano un passo avanti epocale dal punto di vista ecologico e dell’efficientamento energetico. E non solo! Se è vero che le emissioni che impattano negativamente vengono drasticamente ridotte, lo stesso si può dire per i costi sostenuti dalle famiglie italiane. Inoltre, sviluppando un sistema congiunto di scambio locale, sostenibile e sempre più separato dal sistema elettrico nazionale, nasceranno nuove forme di economia sociale circolare.
Riassumendo, si può affermare che le CER comportano 3 tipi di benefici per persone, enti e comunità coinvolte:
Ambientali = non solo si evita di produrre energia da fonti fossili (che liberano CO2), ma anche di sprecare energia in perdite di rete.
Economici = si risparmia in bolletta e si possono ricevere incentivi dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici) basati sulla quantità di energia condivisa. Come ripartire tra i membri i ricavi derivati dall’energia prodotta, viene stabilito da ciascuna comunità attraverso un libero contratto di diritto privato.
Sociali = i cittadini vengono educati a una cultura rivolta alla sostenibilità urbana, coinvolgendo tutte le fasce della popolazione. In questo modo, si stimola anche l’aggregazione sociale sul territorio.
Tra le energie rinnovabili più implementate nelle CER, c’è sicuramente il fotovoltaico. Non perderti i nostri prossimi articoli per scoprire tutte le sue potenzialità e i suoi vantaggi!
Fonti articolo: 1) Le Comunità Energetiche Rinnovabili in Italia; 2) Le comunità energetiche rinnovabili.
Comments